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Intervista a Michele Del Gatto

JECoMM: un trampolino di lancio per il futuro professionale?

L’università rappresenta una delle più importanti challenge della nostra vita e questo ci porta spesso a cercare di trovare delle opportunità, per colmare il gap che si crea tra la realtà accademica e quella lavorativa. JECoMM, in quanto Junior Enterprise dell’Università degli Studi di Milano Statale, rappresenta una di queste opportunità. La domanda ora sorge spontanea: ma è veramente così? JECoMM rappresenta un trampolino di lancio per il futuro professionale? A darci una risposta è stato Michele Del Gatto, attuale Partner & Business Development Manager presso Porini, nonché ex-Responsabile dell’Area Marketing e Comunicazione (2016).

Che cosa ti ha spinto ad entrare in JECoMM e in particolare in quest’area?

Sono entrato in contatto con JECoMM nel 2016 tramite un annuncio su facebook che parlava di un open day che si sarebbe tenuto nella sede di Via Conservatorio dell’università. Il mio obiettivo era quello di vivere di più l’atmosfera universitaria. In quegli anni infatti, c’era stato il boom delle associazioni studentesche e JECoMM mi aveva colpito per la struttura dell’organizzazione e per il network di cui fa parte (JE Italy e JE Europe). Quando sono entrato nella JE, c’era stato un ampio turnover e gli associati erano rimasti in pochi. Il mio primo obiettivo era quello di entrare nell’area commerciale, perché più affine al mio percorso di studi, ma a causa di necessità strutturali della JE sono entrato in quella di comunicazione. In quel momento, il principale obiettivo dei nuovi associati era quello di distinguersi dalle altre JE e di rientrare nel mercato. JECoMM lo ha fatto anche grazie all’intraprendenza e alla determinazione di ciascuno di noi, in particolare grazie alla partecipazione ai numerosi eventi di live tweeting e all’instaurazione di diverse partnership.

JECoMM ti ha permesso di migliorare il tuo network?

Assolutamente sì! Soprattutto nella fase iniziale, anche se eravamo in epoca pre-covid e pre-guerra, dove le relazioni si tenevano principalmente offline, JECoMM è stata fondamentale. Infatti, grazie alla partecipazione ad eventi e workshop del network, ho avuto la possibilità di stabilire contatti che sono rimasti poi per il futuro.

Come hai capito quale sarebbe stato il tuo futuro lavorativo?

In realtà non c’è un preciso momento in cui si capisce veramente che cosa si vuole fare nel proprio futuro. Soprattutto in questo nuovo mondo, così moderno e dinamico, la caratteristica fondamentale è quella di non precludersi nessuna possibilità. Bisogna fare esperienza e solo dopo capire e valutare che cosa se ne può trarre, sia di positivo sia di negativo. È solo così che si cresce e si prende coscienza del proprio valore professionale e personale. Cruciale è la strategia del learning by doing, la stessa che mi ha permesso di raggiungere tutti i miei obiettivi, divenendo anche il mio mantra professionale.

Come mai hai deciso di diventare responsabile d’area? E quali sono state le difficoltà e le soddisfazioni?

Sono diventato responsabile d’area grazie alla mia voglia di fare e alla mia intraprendenza che mi hanno portato appunto a stringere le prime partnership. Esempio ne è Talent Garden. Proprio per questo, se da un lato, la principale difficoltà è stata quella di avere il peso di salvare una Junior Enterprise; dall’altro, la soddisfazione più grande, è la continua attività e il progresso che ha fatto e sta continuando a fare in questi anni.

Ho potuto notare dal tuo curriculum che hai lavorato per Microsoft e che ad oggi lavori per Porini, come hai raggiunto questi grandi obiettivi?

Durante la mia esperienza professionale ho avuto la possibilità di sperimentare diverse realtà, dalla start-up alla Big Tech. Questa è stata una scelta volontaria che mi ha permesso di mettere alla prova me stesso e, grazie al learning by doing, capire quale fosse la dimensione lavorativa più adatta alla mia personalità.

Questa esperienza ha influito sulla tua carriera?

All’inizio sicuramente dà una marcia in più. C’era un gap tra università e il mondo del lavoro e le persone delle JE avevano quel quid in più che permetteva loro di distinguersi quando andavano a fare i primi stage. Venivano considerate persone più smart. Inoltre, gli stessi partners, nella ricerca dei loro stagisti, prediligevano studenti appartenenti alle JE. Dunque, sicuramente questo percorso ha influito in fase di avvio della carriera, anche se come tutte le cose, essa prende poi il suo corso.

C’è qualche consiglio che vorresti dare a tutti gli studenti che devono ancora capire quale strada seguire?

Il mio consiglio è quello di essere curiosi e mettersi alla prova sempre, ma proteggere al contempo il proprio tempo e benessere psicofisico. È importante riuscire a mantenere sempre un buon work-life balance e riuscire ad avere un buon open mindset, in modo da riuscire ad adattarsi a questo mondo in continuo cambiamento.

Dunque, grazie alle parole di Michele, possiamo dire che il nostro futuro è sempre una grande incognita e come tale bisogna affrontarla nella sua totalità, analizzando e imparando sia dal positivo sia dal negativo. L’università è solo il primo grande passo verso il nostro futuro e come dice Michele, è solo attraverso la pratica che possiamo capire che cosa si adatta meglio alla nostra persona. Bisogna cogliere sempre tutte le opportunità che si presentano sul nostro percorso e farne tesoro e JECoMM per lui è stata una di queste. Quindi ora la domanda che dovresti porti è: perché non cogli anche tu questa opportunità?

Leggi anche: https://jecomm.it/intervista-a-gaia-scuratti-head-of-communication-di-je-global/

Martina Alloni, Area Marketing & Comunicazione

Studentessa triennale in Scienze Internazionali ed Istituzioni Europee. Appassionata di geopolitica, giornalismo e arte. Amo viaggiare e conoscere nuove culture e nuove persone.

martina.alloni@jecomm.it

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